Una nuova coscienza - Giorgio Gaber

Una nuova coscienza - Giorgio Gaber

Альбом
Un'idiozia conquistata a fatica
Год
2011
Язык
`Italienska`
Длительность
638130

Nedan finns texten till låten Una nuova coscienza , artist - Giorgio Gaber med översättning

Låttexten " Una nuova coscienza "

Originaltext med översättning

Una nuova coscienza

Giorgio Gaber

Io come uomo, io vedo il mondo

come un deserto di antiche rovine.

Io vedo un uomo che tocca il fondo

ma forse al peggio non c'è mai una fine.

Nel frattempo la vita non si arrende

e la gente si dà un gran da fare

tanti impegni tante storie

con l’inutile idea di colmare

la mancanza di una nuova coscienza,

di una vera coscienza.

E' come se dovessimo riempire, un vuoto profondo.

E allora ci mettiamo dentro

rimasugli di cattolicesimo, pezzetti di sociale, brandelli di antichi ideali,

un po' di antirazzismo, e qualche alberello qua e là.

La decadenza che viviamo

è un malessere

che ci prende pian piano.

E' una specie di assenza

che prevede una sosta obbligata,

è la storia che medita ma si è come assopita.

Siamo vivi malgrado la nostra apparenza

come uomini al minimo storico di coscienza.

Come uomini al minimo storico di coscienza.

E' come se la vecchia morale non ci bastasse più.

In compenso se ne sta

diffondendo una nuova, che consiste nel prendere in considerazione più che

altro i doveri degli altri… verso di noi.

Sembrerà strano, ma sta diventando

fortemente morale tutto ciò che ci conviene.

Praticamente un affare.

La decadenza che subiamo

è uno scivolo

che va giù piano piano.

E' una nuova esperienza

che ti toglie qualsiasi entusiasmo

e alla lunga modifica il tuo metabolismo.

Siam qui fermi

malgrado la grave emergenza,

come uomini al minimo storico di coscienza.

Come uomini al minimo storico di coscienza.

E pensare che basterebbe pochissimo.

Basterebbe spostare a stacco la nostra

angolazione visiva, guardare le cose come fosse la prima volta.

Lasciare fuori

campo tutto il conformismo di cui è permeata la nostra esistenza.

Dubitare delle risposte già pronte.

Dubitare dei nostri pensieri fermi, sicuri,

inamovibili.

Dubitare delle nostre convinzioni presuntuose e saccenti.

Basterebbe smettere una volta per tutte di sentirsi sempre delle brave persone.

Smettere di sentirsi vittime delle madri, dei padri, dei figli, mariti, mogli.

.

quando forse siamo vittime soltanto della mancanza di potere su noi stessi.

Basterebbe smascherare, smascherare tutto.

Smascherare l’amore, il riso,

il pianto, il cuore, il cervello.

Smascherare la nostra falsa coscienza

individuale.

Subito.

Qui e ora.

Sì basterebbe pochissimo.

Non è poi così difficile.

Basterebbe smettere di piagnucolare, criticare, affermare, fare il tifo, e leggere i giornali.

Essere certi solo di ciò che noi viviamo direttamente.

Rendersi conto che

anche l’uomo più mediocre diventa geniale se guarda il mondo con i suoi occhi.

Basterebbe smascherare qualsiasi falsa partecipazione.

Smettere di credere che

l’unico obiettivo non può essere il miglioramento delle nostre condizioni

economiche, perché la vera posta in gioco è la nostra vita.

Basterebbe smettere

di sentirsi vittime del denaro, del destino, del lavoro, e persino della

politica, perché anche i cattivi governi sono la conseguenza della stupidità

degli uomini.

Basterebbe rifiutare, rifiutare l’idea di calpestare gli altri,

ma anche la finta uguaglianza.

Smascherare le nostre presunte sicurezze.

Smascherare la nostra falsa coscienza sociale.

Subito.

Qui e ora.

Basterebbe pochissimo.

Basterebbe capire che un uomo non può essere veramente

vitale se non si sente parte di qualche cosa.

Basterebbe smettere di credere di poter salvare il mondo con l’illusione della cosiddetta solidarietà.

Rendersi conto che la crescita del mercato può anche essere indispensabile

alla nostra sopravvivenza, ma che la sua inarrestabile espansione ci rende

sempre più egoisti, e più volgari.

Basterebbe abbandonare l’idea di qualsiasi facile soluzione, ma abbandonare

anche il nostro appassionato pessimismo e trovare finalmente l’audacia di frequentare il futuro con gioia.

Perché la spinta utopistica non è mai accorata o piangente.

La spinta

utopistica non ha memoria e non si cura di dolorose attese.

La spinta

utopistica è… Subito.

Qui e ora.

Io come uomo, io vedo il mondo

come un deserto di antiche rovine.

Io vedo un uomo che tocca il fondo,

ma forse al peggio non c'è mai una fine.

Perché non c'è nessuno che dia un senso

alle cose più semplici e vere,

alla vita di ogni giorno,

all’urgenza di un uomo migliore.

Io vedo un uomo solo e smarrito,

come accecato da false paure,

Ma la vita non muore nelle guerre,

nelle acque inquinate del mare

E i timori, anche giusti,

son pretesti per non affrontare.

La mancanza di una vera coscienza

che è la sola ragione

della fine di qualsiasi civiltà.

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