Antenòr - Francesco Guccini

Antenòr - Francesco Guccini

Альбом
Metropolis
Год
2006
Язык
`Italienska`
Длительность
313970

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Låttexten " Antenòr "

Originaltext med översättning

Antenòr

Francesco Guccini

Si chiamava Antenòr e niente, si chiamava Antenòr e basta

Perché per certa gente non importa grado o casta

Importa come vivi, ma forse neanche quello

Importa se sai usare bene il laccio od il coltello…

Antenòr uscì di casa, uscì di casa quella sera

Garrivano i suoi pensieri come fossero bandiera

Ma gli occhi erano fessura e il viso tirato a brutto

Come all’età in cui credi d’aver fatto quasi tutto…

Un cavallo nitrì, ma quando?

Una donna rise, ma dove?

La luna, uno scudo bianco, un carro le stanghe in alto

Chitarra, ozio, parole, chitarra, ozio, parole

La pampa, un ricordo stanco, un mare quell’erba nera

Può darsi fosse romantico, ma lui non lo sapeva

Ma lui non lo sapeva, ma lui non lo sapeva…

Quella donna rideva ad ore, quella luna solo uno sputo

E per quel cavallo non avrebbe speso anche un minuto

È difficile far rumore sulle cose che ci hai ogni giorno

Le tue braghe, il tuo sudore e l’odore che porti attorno…

La cantina era quasi vuota, scarsa d’uomini e d’allegria

Se straniero, l’avresti detta quasi piena di nostalgia

Nostalgia ma di che cosa, d’un oceano mai guardato

Di un’Europa mai sentita, d’un linguaggio mai parlato?

Antenòr chiese da bere e scambiò qualche saluto

Calmo e serio danzò tutto il rituale ormai saputo

Uomo e uguale coi suoi pari, quasi pari con gli anziani

Come breve quella sera, come lunghi i suoi domani

Proprio allora qualcuno, entrando nella luce, da dentro al buio

Lo insultò appena, sussurrando, ma sembrava che stesse urlando

Come per uno schiaffo, come per uno sputo…

Antenòr lo guardò sorpreso, lo studiò e non lo conosceva

E il motivo restò sospeso fra la gente ferma in attesa

E lui non lo sapeva, e lui non lo sapeva

Poi sentì di una donna il nome, già scordato o non conosciuto

Quante volte per altri è vita quello che per noi è un minuto

Guardò gli uomini per cercare occhi, dialogo, spiegazione

Ma se non trovò condanne, non trovò un’assoluzione…

Antenòr uscì di fuori, bilanciando il suo coltello

Per danzare malvolentieri passi e ritmi del duello

Una donna non ricordata ed un uomo mai visto prima

Lo legavano tra loro come versi con la rima

Fintò basso e scartò di lato, quanti sguardi sentì sul viso

Si sentì migliore e stanco, si sentì come un sorriso

Che serata tutta al contrario, proprio niente da ricordare

Puntò il ferro contro il viso, vide il sangue zampillare

Tutto quanto era stato un lampo, Antenòr respirava forte

Fece il gesto di offrir la mano, guardò l’altro e capì pian piano

Che tutto era stato invano, che l’altro cercava morte

E capì che doveva farlo, farlo in fretta perché non c’era

Un motivo per ammazzarlo, l’altro cadde e non rispondeva

E lui non lo sapeva, e lui non lo sapeva

Antenòr lo guardò cadere, sentì dire «la colpa è mia»

Sentì dire «è stato un uomo», sentì dire «fuggi via!»

La giustizia disse «bandito», ma un poeta gli avrebbe detto

Che era come l’Ebreo errante, come il Batavo maledetto…

Quante volte ci è capitato di trovarci di fronte a un muro

Quante volte abbiam picchiato, quante volte subito duro

Quante cose nate per sbaglio, quanti sbagli nati per caso

Quante volte l’orizzonte non va oltre il nostro naso

Quante volte ci sembra piana, mentre sotto gioca d’azzardo

Questa vita che ci birilla come bocce da biliardo

Questa cosa che non sappiamo, questo conto senza gli osti

Questo gioco da giocare fino in fondo a tutti i costi…

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